venerdì 30 ottobre 2009

Recensione Appia Road - a cura di Peltro Figliugli

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la recensione del disco “Appia Road” a cura di Peltro Figliugli, della rivista “Musica bovina”.


Amici lettori, è nata una stella!
Una nube molecolare infatti è appena collassata formando una protostella in un angolo remoto del cosmo. Fantastico evento. Del resto io ho sempre voluto fare l’astronomo...
Ma per campare (e male) mi tocca scrivere di musica… e allora oggi ho preso dalla scrivania il pacchetto che mi è stato recapitato dai TUPDV. L’ho aperto, ho inserito nel lettore il cd che ho trovato all’interno, ho messo in tasca la banconota da 100 euro che vi era acclusa, e ho così ascoltato (senza alcun tipo di condizionamento) il primo lavoro di questo nuovo ma non più giovane gruppo che si sta appena affacciando nel dorato e oleato mondo dello show business.
Amici lettori, è nata una stella! Ma questa volta di vimini.
Ci troviamo davanti ad un album esaltante e ricco… e non solo per via dei 100 euro. Canzoni semplici ma oneste, farcite di curiosi tormentoni, effetti speciali, gags, improvvisazioni e invenzioni varie. Sembra un po’ come ritrovarsi fra le mani quelle buste sorpresa che si compravano dal giornalaio quando eravamo bambini. Erano sì piene di immondizia, ma il nostro entusiasmo era alle stelle. Ed è esattamente ciò che avviene con questo album.
“Appia Road” assume anche la forma di un sentito tributo ad eroi (e soprattutto anti-eroi) veri o inventati, ma anche di una giusta celebrazione dei problemi comuni nei nostri tempi: l’amore non corrisposto e il conseguente alcolismo (Donna Impalpabile), i problemi e le difficoltà della vita quotidiana (Shit Happens), il bisogno di figure di riferimento molto spesso deludenti (Jonhny), e così via.
C’era bisogno di questo album? Decisamente no. C’è bisogno che vi arrabbiate per questo? Decisamente no.
Cos’altro dire? Decisamente no.
Ascoltando "Appia Road" si avverte la forte sensazione che sentiremo ancora parlare di questo stuolo di sedicenti musicisti, sperimentatori a modo loro di un genere "non-genere", musica difficile da inquadrare e dunque spesso difficile da digerire (ma per ovviare al problema esistono prodotti specifici reperibili in farmacia).
Dunque... lunga vita ai TUPDV!!
O come diavolo si chiamano.

giovedì 29 ottobre 2009

Recensione Appia Road - a cura di Mark Von Fottemberg

Riceviamo e pubblichiamo la recensione dell'album Appia Road, a cura del noto criticone musicale Fottemberg.

Mark Von Fottemberg


Non sono, questi, tempi di purezza: sembrano invece, anche in musica, tempi di incontri, relazioni, ibridi e mostri favolosi. Se ne giovano i corpi in crisi, i generi insoddisfatti, interi mondi sonori dati per spacciati. A chi ancora si sgola a gridare che il T.U.P.D.V.P. è morto, l'unica risposta possibile è che il T.U.P.D.V.P. vive, anzi rivive, trasmettendo il suo flusso vitale ad altri corpi, altri generi, altri mondi.
Qualcosa del genere accade tra questi solchi. Appia Road è un esercizio di stile al quale forse il vecchio Malcolm avrebbe risposto "oh no, no, again... once more!"; anche se, come mi ha raccontato una volta Dotheska, Malcolm si divertiva parecchio ad ascoltare le versioni altrui dei suoi brani. Un piglio blues e in parte rockeggiante è destinato anche a quella che è invece, formalmente, un’operazione alquanto parkeriana: prendi le armonie di uno standard come "Is for you, again", le alteri, ci piazzi sopra una nuova linea melodica, e infine cerchi di metterci dentro tutto quello che sai fare, ed esce "Shit Happens" ... Un genere quello dei T.U.P.D.V.P. impuro, un gioco a far interagire una sorta di free bop con elementi elettronici e aleatori. "Donna Impalpabile" è invece la ballad del disco, tratta dalla colonna sonora che Pat Condicio ha realizzato per il film "Alla frasketta di Angelo", diretto ad Ariccia da Makkia Von Rom (primo premio al Festival del Cinema di Sorrento 2005, nella sezione "Lungometraggi"): il brano incarna, melodicamente, quella che è un po' l'anima romanesca dei componenti del gruppo, mentre quella più autenticamente napoletana è affidata a IndiaNapolis.
Qui, il sogno lidio e modale di Pat Condicio e Dotheska viene introiettato nel sentimento lidio della musica popolare partenopea, attorno a voci autentiche dei canti in quel di Pometia.
In questi canti si può scorgere quasi un equivalente italico di ciò che la forma, i contenuti e la funzione del blues rappresentano per i neri d'America. Comune è infatti la predilezione per i temi dell'amore interdetto, del lavoro ingrato, o - come nel contesto originale da cui è tratto il materiale vocale, qui sottoposto ad un lavoro di ri-composizione - della emarginazione giovanile: ed analoghi sono il respiro semiimprovvisato, legato alla comunicazione di occasioni quotidiane, e l'uso di incipit formulari.
Ad introdurre l'estemporaneità di ogni strofa, infatti, si attacca a cantare 'Torvajanica" con lo stesso spirito con cui ci si spalanca il cuore su un "I woke up this morning"... e non sai mai da quale direzione sta per pioverti addosso il tuo blues quotidiano.
Per queste nascite, per nuove rinascite si leva in volo ogni Fenice, pronta a risorgere lì dove più forte è l'esigenza di un rinnovamento. Nei dintorni del golfo di Napoli, solo le farneticazioni di Indianapolis mi sembra ricordare la sua voce. E questo è il suo battesimo del fuoco.
Mark Von Fottemberg

martedì 27 ottobre 2009

Recensione Appia Road - a cura di J. Nicolò

Riceviamo e pubblichiamo la recensione dell'album Appia Road, a cura del noto mastro critico di vita, Jean Nicolò.

Jean Nicolò e la sua passione per i copricapi

Raramente abbiamo la fortuna di assistere a nuove sperimentazioni musicali che ampliano il perimetro percettivo nel quale la realtà viene manifestandosi e che permettono l'identificazione di un repentino cambiamento d'umore in uno scenario caratterizzato dall'abbondante perseveranza di sterili aforismi. Il nuovo lavoro dei T.U.P.D.V. ne rappresenta un esempio paradigmatico, seppure la cultura dell'alienazione si rifletta in esso con la preminenza di un fattore potestativo. L'immediato e pungente sarcasmo nasce spesso da improvvisazioni reiterate e prive di direzione alcuna che manifestano l'abbacinante, immutabile e assoluta libertà espressiva. La loro musica non ha profilo definito né scopo, neppure è possibile identificarlo nella pura ricerca del piacere. I T.U.P.D.V. danno l'impressione di fare musica per dimenticarsi di averla fatta, e ricominciare. Padroni di una musica che non soffre orgasmi, né provoca nostalgie, di una musica che mi piacerebbe definire metafisica, i T.U.P.D.V. sembrano adoperarla per esplorare ed esplorarsi, perseguendo quella dimensione che assume la pretesa, forse illusoriamente, di individuare le vene profonde della più aperta e spregiudicata identità. L'irriverenza cessa di rappresentare la fuga dall'esistente, e percorre, trasversale, la cultura della scoperta e della disillusione, per approdare naufraga nei territori limitrofi dell'egemonia della vitalità e della sofferenza umana. L'apparente cinismo rivela la distanza dalle convenzioni e dalle ipocrisie, delle quali, pure ne denuncia le impercettibili aberrazioni sociali. Nei T.U.P.D.V. non c'è la minima grandezza, e appena si ha la possibilità di accorgersene, si comincia ad ammirarli. Si pongono culturalmente antitetici rispetto alle ambizioni meschine di chi non ammette diritto di cittadinanza per le debolezze umane o per i luoghi fuori moda, e ci restituiscono un'umanità disincantata e , se vogliamo, più vera. Nella loro raccolta iconografica vengono irretite figure reali e immaginarie cui spetta la ricomposizione di un immaginario individuale e collettivo minuziosamente frantumato contro il muro della supponenza e della distrazione. Sembrano riproporre, in musica, l'arte della dagherrotipia senza alcuna pretesa apologetica se non quella di restare fedeli all'immagine corrosa e furtivamente catalogata nella memoria e rispetto alla quale assumono la posizione che spetta a chi decide di evitare illegittime sovrapposizioni. In una contemporaneità colma delle più vane e folli pretese ed esigenze, sembrano definire, consapevoli, le tracce di un interrogativo esiziale rispetto alle quotidiane e misere rassegnazioni. Sembrano domandarci brechtianamente ed in ultima istanza : “Dove ce ne andiamo noi, se il mondo diventa dimora di eroi?”. Sembrano cioè lanciare oggi uno straordinario epitaffio per le generazioni future ….. lodevole tentativo, per quanto si possa non amare epitaffio alcuno.

TheUnParaventoDiVimini Project


The UnParaventoDiVimini è, essenzialmente, un gruppo musicale. I componenti mantengono una certa autonomia artistica, alcuni dicono per incompetenza, altri per una sorta di emancipazione dai grigi schemi introdotti dal vile e ruvido mercato musicale.
Ma il project? E' la volonta di costruire una dimensione che non abbracci solo il lato musicale ma anche altri spazi artistici. Con tutti voi. Gratuitamente.
Ecco avete capito? Ora immaginatevi il tutto riparato, protetto e coccolato da un paravento di vimini. Riuscite a farlo? No?!?
Sforzatevi... sarà piacevole...

venerdì 23 ottobre 2009

Recensione Appia Road - a cura di S. Riesling

Riceviamo e pubblichiamo la recensione del nostro album, a cura del grande critico musicale internazionale Sven Riesling

Sven Riesling negli studi di Baltimora

Appia Road è un album maturo.
Gli artisti che lo hanno creato, anche se all'esordio, denotano una spiccata competenza ed esperienza. Le canzoni hanno un gusto amabile, di profumo intenso e fruttato con sapore morbido e delicato.
Lo consigliamo abbinato a serate con amici spensierati, con antipasti e pesci lessati, purchè sia sempre ascoltato fresco, tra gli 8 e i 10 °C.

lunedì 19 ottobre 2009

L'energia vitale universale è in ognuno di noi

I TheUnParaventoDiVimini esistono ancora!!
Proprio così, cosa sono quella facce incredule?Un mare di novità, cari amici.
L'album è stato completato ed è stato distribuito ad una serie di critici musicali. Presto su queste pagine il resoconto di tali critici. Quando verrà distribuito al pubblico? Al prossimo concerto ovviamente.. quando? Presto lo saprete, cari, pazientate.
Intanto vogliamo farvi un regalo:
L'idea di passare mezza vita nel traffico e l'altra metà in uno squallido ufficio ad effettuare pratiche che anche una scimmia ammaestrata potrebbe fare egregiamente, se non meglio di voi, vi butta giù e vi inchioda al letto? Sognate di svegliarvi pieni di energie, così da affrontare questa squallida vita con una marcia in più?
E' arrivata la Pat-Sveglia (clicca su "scarica" all'apertura del link)!! Inseritela sul vostro cellulare di fiducia, e vedrete che la giornata comincerà subito in maniera differente!!!

Pat dorme dolcemente...


Pat sveglio e pieno di energie grazie alla Pat-Sveglia!